La riforma del sistema sportivo, esistono delle proposte.

LA RIFORMA DEL SISTEMA SPORTIVO ITALIANO
C.O.N.I. – F.S.N. – E.d.P.S.
PROPOSTA DELLA CONSULTA SULLO SPORT DELLA CGIL NAZIONALE
Il documento che segue è il risultato di un approfondito lavoro della Consulta Nazionale sullo Sport
della CGIL che ha prodotto in meno di due anni diversi ed importanti contributi (Convegno “La
Città dello Sport”, Documento sull’ordinamento dei servizi del C.O.N.I., Osservazioni sulla
Proposta di legge sull’associazionismo sportivo dilettantistico, Convegno su “Sport e Salute”,
Documento su ipotesi di Carta dei diritti degli atleti ecc.).
Nel documento si affronta la riforma dell’insieme del sistema sportivo, come necessità urgente e
imprescindibile soprattutto alla luce dei risultati della commissione Grosso; sapendo che essa avrà
un iter diversificato.
Un primo provvedimento del Governo utilizzando la delega Bassanini per riformare il C.O.N.I., un
secondo provvedimento sull’Ass. Sport dilettantistico già avviato in Parlamento di cui la parte
fiscale è collegata alla finanziaria. Una legge sul Doping (disegno di legge Calvi) che deve essere
immediatamente approvata, in fine un’ipotesi di legge quadro che dovrebbe scaturire dalla
Conferenza Nazionale sullo Sport entro l’estate del 1999. Il concetto basilare che informa le nostre
proposte è quello di uno Sport come diritto universale di cittadinanza, quindi diritto allo Sport e
diritti nello Sport.
Riteniamo che questo documento rappresenti un contributo valido per avviare questo percorso e
con questo spirito lo consegniamo al Ministro ed ai vari soggetti interessati.
LA RIFORMA DEL SISTEMA SPORTIVO ITALIANO
C.O.N.I. – F.S.N. – E.d.P.S.
La crisi dell’assetto di governo del sistema sportivo italiano è profonda, perché molteplici sono le
motivazioni che l’hanno prodotta:
Crescita del numero di praticanti, in seguito allo sviluppo dell’attività amatoriale di altre attività non
istituzionalizzate, a fronte della diminuzione del numero dei praticanti l’attività agonistica; lo sport,
infatti, da fenomeno circoscritto e verticistico, proiettato principalmente all’ottenimento dei risultati
agonistici è diventato, come in tutti i paesi industrializzati, un generalizzato ed autentico fenomeno
di massa, con il coinvolgimento di aspetti sociali e culturali, un moderno diritto di cittadinanza.
Crescita del peso economico e politico dello sport professionistico che è perciò, divenuto
egemonico rispetto a quello dilettantistico e allo sport per tutti.
Crisi dei concorsi pronostici (totocalcio, totogol, totosei) che hanno messo in seria discussione
l’autonomia finanziaria dello sport ed il cosiddetto autofinanziamento.
Crisi del sistema di rappresentanza basato soltanto sulle Federazioni Sportive riconosciute dal
C.O.N.I., che esclude tutte le Federazioni associate e gli Enti di Promozione Sportiva e che non
prevede alcun ruolo delle Regioni, degli Enti Locali, della Scuola; si è così configurato un
meccanismo perverso quale quello dei controllori-controllati che mina alla base il concetto di
democrazia e unitarietà del modello sportivo italiano nel quale, peraltro, gli stessi atleti ed ai loro
allenatori non è concessa alcuna possibilità di espressione.
Impegno sempre più massiccio verso l’attività sportiva di alto livello delle risorse economiche che
vengono così sottratte all’attività giovanile, allo sport scolastico, allo sport per tutti, alla formazione
ed alla qualificazione dei quadri tecnici e dirigenziali, alla diffusione della cultura sportiva, alla
difesa della salute dei praticanti, alla salvaguardia della legalità dell’attività e dei risultati sportivi,
allo sviluppo dello sport femminile, all’organizzazione dello sport dei disabili.
Difficoltà normative e gestionali a governare le forme, ormai molto diversificate, di associazionismo
sportivo (società per azioni “profit”, associazioni dilettantistiche “non profit“, società sportive a base
proprietaria, associazioni sportive scolastiche, amatoriali e di sport per tutti).
La riforma dell’attuale sistema sportivo italiano deve, pertanto, essere impegnata sulle seguenti
linee strategiche:
Finanziamento pubblico di tutto il sistema sportivo italiano, stabilendo per esso una quota
percentuale di tutti i concorsi pronostici, lotterie, giochi e scommesse, in modo da garantire
certezza e stabilità delle risorse (Fondo nazionale per lo sport).
Norme per la regolamentazione dei diritti televisivi di tutti gli spettacoli sportivi e contratti
pubblicitari (inserimento della clausola sociale per proteggere lo spazio da dedicare agli sport non
professionistici. Norme antitrast, paniere di eventi sportivi per la TV in chiaro).
Criteri per un equa distribuzione delle risorse economiche tra C.O.N.I. e F.S.N. riconosciute e
associate, E.d.P.S., sport per tutti, sport scolastico.
Criteri per il riconoscimento delle F.S.N. e degli E.d.P.S., al fine di avere una reale rappresentanza
dei movimenti esistenti, anche sulla base dei riconoscimenti determinati dalle leggi in vigore.
Costituzione del Consiglio Nazionale dello Sport con funzioni di governo, programmazione e
gestione del fondo nazionale sullo sport, rappresentativo di tutti i soggetti, eletto
democraticamente e che elegge al proprio interno una giunta esecutiva ed un presidente.
Analogamente, si costituisce in ogni Regione il Consiglio Regionale dello sport.
Controllo del C.O.N.I. delle F.S.N. e degli E.d.P.S. (e cioè di tutti gli Enti Sportivi finanziati con
denaro pubblico), attraverso comitati di garanzia terzi competenti a effettuare rilievi di legittimità e
di merito per la correttezza e la trasparenza delle gestioni.
Definizione del ruolo e delle competenze del C.O.N.I., quale Ente delegato alla preparazione
Olimpica, ed al coordinamento delle Federazioni Sportive.
Definizione del ruolo e delle competenze delle F.S.N., quali Enti privati con finalità pubbliche con
grande autonomia gestionale, organizzativa, tecnica e amministrativa, organizzatori delle attività
agonistiche nazionali ed internazionali.
Definizione del ruolo e delle competenze degli Enti di Promozione Sportiva, quali Enti privati a con
finalità pubbliche a carattere associativo, per l’organizzazione dello “sport per tutti” con
tesseramento differenziato da quello delle F.S.N. Gli atleti tesserati con gli E.d.P.S. possono
partecipare ai Campionati italiani delle diverse Federazioni possedendo i requisiti tecnici di
ammissibilità, al fine di favorire il passaggio dallo sport per tutti allo sport agonistico e viceversa.
Sono incompatibili le cariche sportive, ai livelli nazionali e territoriali, con cariche pubbliche,
politiche ed amministrative, sia negli organismi sportivi che nei comitati di garanzia. Vanno
ristabiliti i criteri di eleggibilità, che permettano un equilibrato e opportuno ricambio dei quadri di
rappresentanza decisionale e di gestione (doppio mandato come limite massimo).
Definizione dei ruoli, competenza, finanziamenti e rappresentanza dei centri sportivi militari negli
organismi collegiali senza esercizio dei diritti elettorali riservati solo all’Associazionismo sportivo
civile.
Trasformazione in Società di servizi (profit o non profit, professionistiche o dilettantistiche) per
alcune Federazioni Sportive (cronometristi, medici, ecc.).
Costituzione dell’Agenzia nazionale dello sport come Ente tecnico strumentale al quale delegare
servizi e impiantistica, oggi gestiti dal C.O.N.I. Analogamente si costituirà in ogni provincia e area
metropolitana l’Agenzia territoriale dello sport. L’Agenzia nazionale e quelle Territoriali
assorbiranno parte del personale del C.O.N.I. sia nazionale che periferico.
L’Agenzia avrà natura giuridica pubblica e potrà essere costituita a livello territoriale nelle forme
previste dalla legge n. 142. Il direttore generale, i dirigenti, i professionali ed i quadri tecnici e
amministrativi avranno un contratto pubblico di tipo privatistico; la gestione amministrativa,
organizzativa e tecnica avrà la massima autonomia ed è regolamentata, come per le agenzie
private, dal codice civile; e sarà sotto il controllo amministrativo degli organi dello Stato e agirà
sugli imput del consiglio dello sport.
I servizi organizzati sono relativi alla Promozione sportiva, all’attività giovanile, alla Formazione e
qualificazione dei quadri tecnici e dirigenziali, all’Impiantistica, alla Ricerca e alla documentazione,
all’Antidoping, alla Medicina dello Sport ed a tutte le attività che fanno riferimento allo sport per tutti
e allo sport scolastico.
PERSONALE
La riforma del C.O.N.I. e del sistema sportivo dovrà salvaguardare e valorizzare la risorsa umana
e professionale, tutelare i livelli occupazionali e la funzione pubblica della loro prestazione
nell’ambito della riforma della Pubblica Amministrazione. Promuovendo le condizioni per una
omogeneizzazione contrattuale verso un vero e proprio comparto contrattuale delle attività
Sportive.
SISTEMA DI FINANZIAMENTO
Fondo Nazionale gestito dal Consiglio Nazionale per lo Sport.
Finanziamento dei programmi annuali delle Federazioni Sport Naz. per la Preparazione Olimpica,
per l’attività internazionale e la gestione dei campionati agonistici con lo schema dei contratti di
Programma.
Finanziamento delle attività sportive per tutti con lo schema dei progetti-obiettivi delle U.E.
presentati da Enti di Promozione Sportiva, società sportive, privati, istituzioni, singolarmente o in
partenariato .
Finanziamento Agenzia naz. dello sport con lo schema dei contratti di servizio.
CIO
E’ fondamentale che la riforma del sistema sportivo italiano si coniughi, rispetto al CIO, non nel
senso di subirne i condizionamenti e la subalternità conservatrice ma, al contrario, ponendosi
l’obiettivo di contribuire ad un processo di riforma che non può che riguardare anche il massimo
Organismo Sportivo Internazionale.
GIUSTIZIA SPORTIVA
I Regolamenti e la disciplina sportiva sono auto gestiti dalle Federazioni, nelle forme statutarie.
Solo per le istanze di livello superiore che configurano anche ipotesi di reato amministrativo o
penale, il ruolo di giustizia sportiva deve essere affidato alla Magistratura ordinaria, con un
apposita sezione, organica all’architettura istituzionale della magistratura medesima.
MEDICINA DELLO SPORT
Va approvata tempestivamente una legge penale contro il doping. Parallelamente, va organizzato
un servizio pubblico integrato di medicina dello sport nell’ambito del sistema sanitario nazionale e
territoriale con funzioni di prevenzione (tesserino individuale per tutti i praticanti, certificazione
d’idoneità) e controlli ispettivi sui soggetti e sugli impianti.
FORMAZIONE
Occorre fornire al mondo sportivo quegli strumenti di comprensione della realtà attuale nazionale e
internazionale, per stabilizzare l’esistente e per affrontare le continue novità e i cambiamenti che si
stanno susseguendo in questi ultimi tempi.
Un piano nazionale di formazione, nel rispetto delle autonomie, può costituire una solida garanzia
per garantire la tutela professionale degli impieghi, non solo a livello nazionale, ma anche a
salvaguardia nel mercato europeo, dove le strategie di formazione e il loro legame con il mondo
del lavoro sono molto sviluppate e consolidate.
Possono essere considerati tre indirizzi generali:
poter accedere ai percorsi formativi del mondo professionale di tutte le categorie emergenti,
permettendo anche un ricambio necessario nel settore;
garantire un’adeguata preparazione degli operatori sportivi, indipendentemente dalla disciplina e
dalla Federazione, secondo curricula formativi ben definiti ed organizzati sul territorio;
creare le premesse per un’adeguata realizzazione del progetto di laurea in scienze motorie, in
relazione all’acquisizione di una vera e propria cultura e conoscenza della fisicità con le giovani
generazioni nell’ambito della Scuola di ogni ordine e grado.
SISTEMA ASSICURATIVO
Liquidazione della Sporttass.
Norme giuridiche per l’obbligatorietà dell’assicurazione contro il rischio sportivo e definizione di
parametri di remunerazione per lasciare la gestione al sistema assicurativo.
DEMOCRAZIA
Il sistema elettorale deve garantire il diritto di elettorato attivo e passivo a tutti i tesserati (atleti,
tecnici e dirigenti) per tutte le organizzazioni sportive (Società, Federazioni, Enti).
I membri del Consiglio Nazionale per lo sport devono essere eletti in rappresentanza delle diverse
categorie.
Gli altri sono di nomina istituzionale , da parte del Ministero competente.
La carica di membri del Consiglio è incompatibile con incarichi politici, istituzionali e con la
presidenza di Società, Federazioni, Enti.
Abolizione del voto per delega.
Tale sistema elettorale deve valere per tutte le istanze (Soc. sportive, Fed. Sportive, ed Enti)
Presso il Consiglio Nazionale e presso i Consigli Regionali si istituisce l’Albo delle Società Sportive
e dei tesserati atleti, dirigenti e tecnici nelle varie classificazioni (profit, no-profit, preofessionisti,
dilettanti ed amatori).
L’Albo dei tesserati compone il corpo elettorale.
I diritti elettorali possono essere sospesi o inibiti a seguito di reati sportivi.
IPOTESI ARCHITETTURA ORGANIZZATIVA
Governo e Programmazione
(Fondo Naz. per lo Sport)
Preparazione Olimpica, attività agonistica Promozione e gestione Sport per tutti nazionale e
internazionale,promozione legata all’agonismo
Governo e Programmazione
(Fondo Regionale per lo Sport per tutti)

Lo sport e la crisi

Pubblichiamo un documento interessante tratto dal sito http://burson-marsteller.it/newsroom/2012/10/sport-e-crisi/

di Burson-Marsteller pubblicato il 25 ottobre 2012 • Il Blog

a cura di Lodovico Priori

Lo sport è un tassello fondamentale dell’economia italiana in quanto produce circa il 3% del Prodotto Interno Lordo e fornisce occupazione a più di un milione di persone. La crisi delle aziende sportive è stata ed è tuttora trasversale e ha colpito tutti gli sport dai più importanti a quelli con meno seguito. Il problema è di non difficile comprensione: il peccato originale delle società sportive è stato quello di non pianificare sin dall’inizio una strategia di sostenibilità economica a lungo termine, in grado di fronteggiare un’eventuale crisi economica. Negli ultimi venti anni, infatti, il mondo dello sport in Italia si è basato più del dovuto sulle sponsorizzazioni e sui diritti televisivi, ritenendo che queste due fonti di entrata fossero un pozzo senza fine, sufficienti per sostenere eventuali periodi di difficoltà.

Secondo l’Associazione Italiana Calciatori molte squadre di calcio professionistiche nell’ultimo decennio hanno avuto sensibili riduzioni delle entrate che, come prima conseguenza, hanno causato forti ritardi nei pagamenti degli stipendi (che in alcuni casi arrivano a pesare fino all’80% dei costi aziendali). Per esempio nel basket squadre importanti come Napoli, Fortitudo Bologna (Campione d’Italia 2005), Capo d’Orlando prima, Rieti e Avellino poi, e Treviso (Campione d’Italia 2006) con il recente addio della famiglia Benetton, sono addirittura fallite o retrocesse nelle leghe minori perché abbandonate dagli sponsor e dagli imprenditori/mecenati che le avevano sostenute a proprie spese per anni.

Ultimamente la situazione sembra un po’ migliorata, ma la fine dell’incubo per il mondo dello sport è ancora lontana. Per questo motivo molte società sportive negli ultimi anni sono corse ai ripari cercando fonti di revenues alternative (si pensi alla Juventus e al recente stadio di proprietà), perseguendo una sostanziale riduzione del monte stipendi dei propri tesserati o trovando una soluzione nella vendita dei giocatori più quotati sul mercato (vedi il Milan di Berlusconi con le recentissime cessioni di Thiago Silva e Ibrahimovic).

Il problema dello sport italiano è stato, ed è tutt’ora, la mancanza di una strategia d’investimento in grado di garantire una sostenibilità economica nel lungo periodo, svincolata dagli aumenti di capitale degli azionisti di riferimento. Per anni le società sportive hanno “navigato a vista”, programmando solo a breve termine con operazioni di mercato o investimenti che potevano avere valore per poche stagioni, senza una logica a lungo raggio.

All’estero e in particolare negli Stati Uniti le squadre che hanno strategicamente investito nell’immagine e nel marketing, e quindi nella sostenibilità, hanno risentito molto meno del trend negativo dell’economia mondiale. Gli esempi da imitare per il movimento sportivo italiano sono le squadre di calcio inglesi e sopratutto tedesche, che hanno tratto il massimo dall’organizzazione del mondiale 2006, o le leghe professionistiche americane, con l’NBA (basket) in testa. Realtà che dal punto di vista del marketing, della vendita dei diritti tv e del merchandising sono molto più avanti rispetto alla nostra serie A di calcio, top sport in Italia.

La Lega Basket americana è una vera e propria macchina da soldi. Basti solo pensare che in totale il contratto concluso con le due emittenti televisive nazionali americane, Tnt ed Espn, fino al 2016 porterà 7,4 miliardi di dollari nelle casse delle trenta squadre NBA e la cifra verrà divisa in modo equo tra tutte le squadre (28 milioni di dollari l’anno per ciascuna). Le entrate per ogni franchigia sono di circa 90 milioni per squadra così suddivisi: 35 milioni dal ticketing, 5 dal merchandising, 10 dalle Tv locali, 15 dagli sponsor (anche 40 per i Team principali) e 28 milioni dalle Tv nazionali. Da questo dato deduciamo che il valore delle entrate provenienti dalle tv rappresenta in media circa il 40% del totale degli introiti (circa il 30% per i Top Team), mentre per le squadre di calcio italiane la vendita dei diritti tv fino ad oggi ha rappresentato quasi il 60%.

Secondo quanto emerge dall’ultima edizione dello studio Football Money League 2012 pubblicato da Deloitte, ci sono fondate ragioni per essere ancora preoccupati per il futuro del calcio italiano. I motivi sono legati soprattutto ai bassi ricavi totali medi per incontro: solo per fare un esempio, il confronto fra le quattro squadre italiane più “ricche” (AC Milan, Inter, Juventus e AS Roma – tutte presenti nella Top 20 di Deloitte) e le quattro società della Premier League (Manchester United, Arsenal, Chelsea e Liverpool) è assai impietoso. È sufficiente pensare che il fatturato medio giornaliero di una squadra come il Milan è un quarto di quello del Manchester United. Questi numeri dimostrano che gli stadi italiani non solo stanno perdendo spettatori, ma non sono neppure in grado di vendere efficacemente ai tifosi che normalmente li frequentano. E ciò potrebbe innescare una pericolosa spirale al ribasso per gli introiti degli impianti sportivi e delle società calcistiche.

Parlando di pallanuoto, il campionato che è appena cominciato non è nato sotto i migliori auspici. Per tutta l’estate hanno tenuto banco le polemiche legate al nuovo regolamento, ai diritti TV, agli ingaggi degli atleti, agli impianti che mancano o che non si riescono ad ammodernare, al disinteresse delle istituzioni per uno sport non ricco ma che sa raccogliere successi che salvano una stagione, come il recente argento alle Olimpiadi di Londra. Molte delle società partecipanti versano in situazioni economiche non floride, strette tra debiti e tagli. La stessa superdecorata Pro Recco, nonostante la conquista dello scudetto, questa estate è stata salutata dal suo presidente multimilionario Gabriele Volpi e si trova in grande difficoltà.

Tornando al basket, lo scorso marzo Giancarlo Cerutti, presidente della squadra di Casale Monferrato, oltre che Presidente del Gruppo Il Sole 24 Ore e imprenditore di successo, ha organizzato un convegno intitolato “Crisi del basket: minaccia o opportunità?” con l’obiettivo di confrontarsi, sollevare problemi in maniera costruttiva e proporre soluzioni. Al PalaFerraris di Casale sono intervenuti Marco Bonamico (presidente Legadue), Valentino Renzi (presidente Legabasket), Gaetano Laguardia (vicepresidente FIP), Marco Atripaldi (amministratore delegato di Biella) e Marco Bellinazzo (giornalista presso Il Sole 24 Ore). Come moderatore, Flavio Tranquillo, giornalista di Sky Sport ed esperto di basket a 360°. Quello di Casale è stato un discorso a tuttotondo, dove purtroppo sono emerse di più le filosofie personali che vere e proprie proposte di soluzioni ai problemi.

In conclusione per recuperare il terreno perduto rispetto ai campionati esteri e ad altri mondi più profittevoli come l’NBA, è necessario lavorare principalmente sulle aree del marketing, che hanno ampi margini di miglioramento e sono a strategiche tanto quanto quelle sportive, e sulla realizzazione d’impianti di proprietà. Non ha più senso continuare a investire in giocatori, qualsiasi sport essi pratichino, senza preoccuparsi di pianificare gli obiettivi, stabilire le linee guida, comunicare e valorizzare il proprio prodotto con professionalità e sistematicità

Ci sono delle soluzioni ma se non ci sono proposte è difficile trovarle!!

Come dice il titolo le soluzioni ci sarebbero a patto che finalmente si abbatta il muro di omertà e si cominci a parlarne, l’unione fa la forza ma se ogni società ragiona in modo individuale sarà molto difficile uscirne. Carissimi lettori, credo che sia un problema di tutti, e i convegni dove ascoltiamo fiscalisti che non fanno altro che dire quello che bisogna fare (a livello burocratico) non servono ad un gran che. I fiscalisti (o chiamiamoli pure commercialisti) di cui ho molto rispetto, potrebbero cominciare a dire ai loro clienti che la sponsorizzazione ha un valore reale e non proporla più come risparmio fiscale con un guadagno aggiunto, deve essere solo ed esclusivamente un vantaggio fiscale che aumenta ancora di più il suo valore perchè contribuisce alla realizzazione di progetti sportivi.

Lettera aperta ad una federazione

Egr. Presidente della …..(abbiamo eliminato il destinatario),
ho deciso da “uomo di sport” che mi ritengo di essere come lei, di scriverle in merito alla circolare in oggetto pervenuta a mezzo dei comitati di appartenenza. Ho dedicato parte della mia vita, del mio tempo, della mia economia per perseguire da sempre i valori che stanno alla base dello sport, quelli che legano un po’ tutte noi piccole realtà dilettantistiche del mondo del (……..). Credo che ormai si sia arrivati alla “frutta” e lo dimostra il linguaggio usato nella circolare di cui sopra, dove si evince palesemente che i vertici federali hanno ben chiaro il funzionamento illegale del 90% delle società sportive facenti parte della (…..), purtroppo leggendo tra le righe sembra che il problema sia delle società stesse che “scelgono” l’illegalità come mezzo per arricchirsi anche se non è proprio così….la (…….) quindi fa un passo indietro, come un bambino che nasconde la mano dopo che ha tirato il sasso. Ai giorni nostri avere una associazione sportiva dilettantistica non è più un gioco, un divertimento, un ambiente per far crescere i nostri ragazzi, stiamo parlando ormai di un lusso che le persone normali non si possono più permettere perchè il “peso” del costo della vita è diventato insostenibile, perchè le aziende non regalano più soldi a nessuno in cambio di uno striscione pubblicitario. Ho assistito a molti convegni fiscali organizzati dalla (…..) e ho trovato sempre molta ipocrisia, sembra che nessuno voglia parlare di questo “buco nero”, nessuno dall’alto che si sia impegnato a trovare delle soluzioni o proposte per invertire questo sistema “malato”, lasciamo quindi che i presidenti delle società siano vittime sacrificali del sistema e forse è un vostro modo elegante per dire “affari vostri”. Ritengo inammissibile che questo succeda, tanti dirigenti sportivi stanno rischiando in questi giorni le loro case, i loro risparmi, la loro serenità familiare alla luce delle incursioni della Guardia di Finanza che giustamente deve far applicare le regole…..ma vorrei farle qualche domanda, come è possibile far rispettare le regole se queste non sono adeguate all’evoluzione del fenomeno “sport” del territorio nazionale? Secondo lei le associazioni/società sportive dilettantistiche vivono con i diritti televisivi che non hanno? Come fa uno sponsor ad “investire” in una società sportiva dilettantistica se non ha un ritorno adeguato? Secondo lei quanto costa mantenere una società sportiva strutturata con settore giovanile, campi da pagare, carburanti, furgoni, materiali sportivi…..e tanto altro?
Ecco… le poche domande (ne avrei in verità altre migliaia) che mi sono permesso di farle sono domande di tutti noi ogni giorno, con forte rammarico dico che le conseguenze di quello che sta accadendo saranno devastanti per l’immagine della (…….), ci saranno per certo dei casi che finiranno sulla stampa nazionale…credo addirittura alcuni nelle emittenti televisive. Qualche presidente non sarà disposto però ad accettare di essere il capro espiatorio e non tarderà a far salire nella barca che sta affondando anche altri, forse sarà il momento in cui qualcuno si metterà la mano sulla coscienza e chissà…a pensare a qualche soluzione.
Cordiali saluti
un sognatore sportivo ormai rovinato

Lettera aperta pervenuta al nostro blog

Lettera aperta ai presidenti delle società sportive dilettantisctiche del territorio nazionale,

il conto alla rovescia è cominciato…….ormai ancora pochi giorni e qualche funzionario dell’agenzia delle entrate, della GDF o SIAE busserà alla vostra porta. Si è parlato tanto  del decreto salva Italia ma credo che sarebbe utile e doveroso parlare anche del “decreto salva sport”, non mi riferisco certamente a quello professionistico dove girano milioni di Euro,  ma a quello dilettantistico in cui le risorse economiche sono ben poche. Certamente non ci si può esimere dalle responsabilità sulle metodologie adottate per finanziare l’associazionismo con la classica sposorizzazione del bar, della piccola e media impresa, ma sembra che la diffusione del fenomeno “fatturazione X” sia arrivato ormai al capolinea. Tutti sappiamo che utilizzare tale metodo è sempre stato illegale ma il “sistema” (inventato dallo stato stesso) ha permesso e permette a migliaia di atleti di fare attività a tutti i livelli e forse sarebbe utopico pensare che, tutto ad un tratto, si possa girare una chiave e spegnere il motore (il buon Mario Monti lo pensa). Sicuramente il motore ha bisogno di una seria “revisione” e nessun politico, amministrattore, dirigente federale, si è posto questo scottante problema, o meglio, le discussioni non hanno portato a nulla salvo invitare le società a “mettersi in regola”, quindi inevitabilmente abbandonare i presidenti e i dirigenti sportivi al loro destino; questa operazione però non sarà certamente indolore e da un lato porterà nelle casse statali centinaia di migliaia di Euro di pesanti sanzioni amministrative e penali, dall’altro avremo un problema ben più grave poichè penso che ben pochi dirigenti sportivi potranno far fronte al saldo delle sanzioni stesse che, dalle statistiche attuali, sono da 4 a 6 cifre. A questo punto l’opinione pubblica deve sapere anche come sono costituite queste famose ASD di cui tanto si parla, deve sapere che c’è una differenza abissale tra gli evasori che esportano capitali all’estero, i falsi invalidi, i dipendenti pubblici assenteisti, i politici e i piccoli dirigenti sportivi delle locali associazioni presenti nelle regioni, provincie e comuni. Stiamo parlando generalmente delle società composte da persone di tutti i giorni che hanno un lavoro, una famiglia,una grande passione e volontà di mettere a disposizione il loro tempo, per seguire tutte le attività che per forza di cose devono essere supportate da una logistica e un minimo di segreteria. Ovviamente ci sono anche quelle società che nel tempo sono cresciute e si sono maggiormente strutturate, ma sempre con lo stesso spirito di associazionismo di base che le ha inizialmente generate…non possiamo negare però che in questo calderone, altrettante società non sono state sicuramente un modello da seguire per le più svariate situazioni scaturite dal generare solmente profitti. Come chi ha scritto queste poche parole, anche voi colleghi sportivi vi siete trovati sicuramente di fronte alle necessità di recuperare denaro per affrontare le spese gestionali quotididiane proporzionalmente alle vostre strutture, ma il come farlo oltre il limite economico personale lo avete adottato tutti o quasi, probabilmente senza pensare alle conseguenze ma solo di dover mantenere gli impegni e salvaguardare  quello che con tanta fatica avete creato negli anni.

Credo che dobbiamo farci sentire perchè abbiamo bisogno di aiuto, il chiedere aiuto è un segnale forte e chiaro per dimostrare che c’è la volontà di cambiare il sistema. Il cancellare molte società dall’albo non risolverà nulla se non spostare il problema in altro tempo e sicuramente non possiamo farci carico di altrui responsabilità che hanno generato tutto questo.

Abbiate fiducia…ce la possiamo fare!!!!

Cordiali saluti da uno come voi.